Taglio delle dosi di Pfizer, Leoni a VSalute: «Autonomia nella produzione»

Il taglio da parte di Pfizer delle dosi previste di vaccino anti Covid sta rallentando e di molto la campagna vaccinale, anche nel veneziano. «Ora la priorità è somministrare la seconda dose a chi ha aderito alla prima serie di vaccinazione - spiega oggi, giovedì 21 gennaio 2021, a Nico Parente per VSalute il presidente dell'OMCeO veneziano e vice nazionale Giovanni Leoni - ma la strada da percorrere è quella dell'autonomia. Non devono esserci forniture solo dall’estero. La produzione tecnica può avvenire tranquillamente nei Paesi in cui il vaccino viene poi impiegato». 

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LA NOSTRA INTERVISTA
Tagli Pfizer, Leoni (OMCeO Venezia): «Necessaria autonomia nella produzione»
Il Vicepresidente FNOMCeO: «Siamo solo agli inizi, bisogna guardare al futuro e alle necessità prossime»
di Nico Parente

21 Gennaio 2021
Il taglio delle dosi Pfizer ha creato non pochi timori, in Italia ma non solo. La decisione, provvisoria, del colosso farmaceutico di una riduzione delle dosi da distribuire tra le diverse regioni ha causato un dislivello, che vede tra le aree maggiormente penalizzate Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto.
Abbiamo avvicinato per l’occasione il Presidente dell’OMCeO Venezia e Vicepresidente FNOMCeO dott. Giovanni Leoni.

Dott. Leoni, il rallentamento improvviso da parte di Pfizer quanto può gravare sulla campagna vaccinale in corso e in che modo, se possibile, l’azienda farmaceutica può in qualche modo provveder all’ammanco?
Diciamo che la tipologia del vaccino Pfizer, com’è noto, prevede 2 somministrazioni a distanza di circa 3 settimane l’una dall’altra. In questo momento, la priorità è riuscire a somministrare la seconda dose prevista a tutti coloro che hanno aderito alla prima serie di vaccinazioni. Purtroppo c’è stato questo ritardo, tanto che nel Veneto, regione che si è distinta per tasso di vaccinazione e aderenza, si sta opportunamente valutando la considerazione dell’immunologa Viola, optando quindi per un vaccino prodotto su licenza della stessa Regione. E questo proprio per poter avere in tempi congrui le dosi necessarie del vaccino. Analogamente poi a quanto verificatosi con altri dispositivi di protezione individuale, come ad esempio le mascherine, che inizialmente venivano fabbricate solo in Cina. Personalmente, credo che la strada da percorrere sia proprio quella dell’autonomia per quanto riguarda i dispositivi di protezione al momento più importanti, ossia i vaccini. Bisogna lavorare quindi affinché non ci siano forniture solo dall’estero. La produzione tecnica infatti può avvenire tranquillamente nei Paesi dove il vaccino viene poi impiegato. Siamo solo agli inizi della vaccinazione e dobbiamo guardare al futuro, anche per fronteggiare eventuali varianti. A me preoccupano molto la brasiliana, la sudafricana e l’inglese, che devono essere monitorate.

Cosa pensa del fatto che alcune regioni non hanno subito alcun taglio mentre altre sono state messe in grave difficoltà?
I criteri sono stati decisi dal fornitore del Ministero della Salute. Non c’è solo la fornitura però, ma anche la somministrazione. E dobbiamo tener presente che questa è la fase più semplice, per via del collegamento tra aziende sanitarie e operatori, ma più avanti cosa potrebbe succedere con la popolazione? Già nel Veneto si stanno infatti verificando delle stranezze tra le varie Aziende per quanto riguarda il reclutamento dei medici da vaccinare, ad esempio. E questa è una nostra ulteriore preoccupazione in questo momento.

Cosa pensa dell’obbligo per quanto riguarda la vaccinazione?
Noi medici abbiamo delle vaccinazioni che sono già obbligatorie. Mi sono già espresso sull’argomento in merito alla vaccinazione antitubercolare, ad esempio, alla quale venivano sottoposti anche gli studenti di medicina e alla quale vengono ancora sottoposti i medici che operano in situazioni ad alto rischio. In Veneto abbiamo avuto una grande adesione dei medici alla vaccinazione anti Covid e ho sempre auspicato che dovremmo avere una categoria che si vaccina al 100%, perché è responsabilità del singolo e della comunità, come prevede l’articolo 1 del codice deontologico. Io spero che non si arrivi all’obbligo, anche se in questo caso credo che l’interesse della comunità prevale sul singolo.

È fiducioso verso l’arrivo di nuovi vaccini e la loro efficacia?
C’è un piano vaccinale sull’arrivo dei quattro vaccini. Il piano si articola in 5 trimestri, partendo da quello che stiamo vivendo e finendo a gennaio-marzo 2022. L’importante è riuscire a mantenere la tabella di marcia. Degli imprevisti ci possono essere, ma anche Pfizer ha promesso di recuperare in un paio di settimane sulle dosi dimezzate. Il Veneto ha chiesto ad altre regioni la disponibilità a cedere alcune dosi, e anche su questo non vi è nulla di male. L’importante è che siano rispettati i criteri di vaccinazione per quanto riguarda le categorie di destinazione perché si sono verificati diversi casi, in questa primissima fase, che hanno visto destinare dosi a individui non appartenenti alla categoria. E questo non deve verificarsi.

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