Il Presidente Anelli a Venezia: «Contro la violenza serve un decreto legge»

«I dati illustrati oggi dimostrano lo sconforto della categoria. Non si può più aspettare, la politica deve dare un segnale. Per le aggresisoni contro gli operatori sanitari serve un decreto legge, una misura d'urgenza». Un appello accorato quello arrivato dal presidente della FNOMCeO Filippo Anelli, sabato mattina, al termine del suo intervento al convegno nazionale sul tema, organizzato dalla Federazione nazionale e dall'OMCeO veneziano alla Scuola Grande di San Marco.

Dopo aver sottolineato come la violenza sia ormai un problema sociale - «per cui c'è un lavoro culturale da fare» ha detto - e quali siano almeno alcune delle cause di quella che si riversa sul personale sanitario - la riduzione dell'autonomia del professionista, ad esempio, o il fatto che un terzo degli ambulatori di continuità assistenziale non rispetti la normativa sulla sicurezza - Anelli ha sottolineato come per sconfiggere quella che ormai sta diventando una vera e propria emergenza di sanità pubblica - l'ultima notizia dei giorni scorsi è l’irruzione dei familiari di un paziente in una sala operatoria a Brindisi - si debbano seguire tre direttrici: quella legislativa, quella organizzativo-strutturale, quella culturale di  formazione degli operatori e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica.

Dopo aver fotografato il fenomeno presentando i dati del questionario condotto dalla FNOMCeO, che raccontano come nell’ultimo anno, il 50% dei 5.024 medici intervistati abbia subito aggressioni verbali e il 4% violenza fisica, il presidente è tornato a chiedere l'approvazione di un decreto legge. «I fatti di cronaca - ha affermato - dimostrano che non possiamo più aspettare. La situazione drammatica in cui versano i nostri medici e operatori sanitari richiede l’emanazione di un provvedimento d’urgenza da parte del Governo. Occorre un Decreto Legge che renda subito efficaci i provvedimenti contenuti nel DDL approvato dal Senato e attualmente all’esame della Camera: l’aumento delle pene e la procedibilita d’ufficio. Ma questo non basta. È giusto dissuadere gli aggressori e tutelare anche quei colleghi che non vogliono o non se la sentono di denunciare. L’azione più importante è, però, quella di mettere in sicurezza i medici e gli operatori, facendo applicare la normativa e aggiornandola secondo le nuove esigenze e la valutazione dei rischi e prevedendo presidi di polizia nei pronto soccorso e nelle sedi pericolose».

Indispensabile, poi, che i medici e il personale sanitario siano in grado di cogliere i segnali di una possibile violenza, prima che questa sia messa in atto. «È con questo obiettivo - ha aggiunto - che abbiamo messo a disposizione dei nostri iscritti corsi di formazione ad hoc per informare e prevenire le aggressioni. È sempre con lo stesso fine che ci siamo fatti promotori prima delle campagne di comunicazione, ora del docufilm “Notturno”, che racconta, attraverso la storia di un turno di notte, intercalata da testimonianze reali, le paure e la solitudine dei medici e degli altri operatori della sanità». 

Qui una parte dell'intervento del presidente Filippo Anelli al convegno veneziano.

 

Segreteria OMCeO Ve
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