8 marzo: il presidente Leoni celebra le donne medico

Questo articolo è stato pubblicato oggi, venerdì 8 marzo 2019, sulla rivista on line di settore "Quotidiano Sanità". Lo si può leggere a questo link: http://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=71729​ 

La donna come esempio di multitasking ante litteram

Gentile Direttore,
oggi 8 marzo 2019, celebriamo come ogni anno la Festa della Donna. Mi permetto di consigliare questo libro “L'Italia delle donne. Settant'anni di lotte e conquiste" un saggio che restituisce ad alcune figure femminili l'importanza e il valore che meritano nel processo di edificazione dell'Europa. Un libro sul contributo intellettuale e culturale di un periodo quasi contemporaneo della nostra società civile ma che è partito da basi profondamente diverse. 
Ma il suo giornale è la sede ideale per celebrare le donne medico. Non faccio fatica, non devo guardare distante per sapere che vita fanno. Certo ci sono le statistiche e gli articoli a tema. I blog come quello di Paola Sguazzini - anestesista - che è un distillato di vita di medico a tutto tondo da leggere, una pagina al giorno, per capire almeno un pò, chi può e chi vuole, anche se non appartenente al club degli urgentisti, come e perché si fa il medico in una certa maniera e visto da una donna: la vita, professionale e non solo, può essere anche così.

Però mi dovrà scusare ma mi ricordo anche che quest’anno saranno 25 anni di matrimonio con una internista che lavora in ospedale con me ma che in tale sede incontro di rado, magari quando ci chiediamo reciprocamente una consulenza e scopriamo di essere quel giorno di guardia assieme in reparti diversi Medicina Interna e Chirurgia Generale. Quindi non ho problemi a scrivere sulle donne medico, ne ho una in casa e non da ieri. Situazioni del genere di coppie di medici non sono frequenti ma neanche eccezionali nel nostro ambiente, più impegnative situazioni in cui marito e moglie lavorano nello stesso reparto, per una somma di motivazioni alla cui analisi servirebbe almeno un articolo dedicato.
Anche nell’Unità Operativa, si dice così, dove lavoro, ho la prova diretta dell’evoluzione del sistema con 4 chirurghe di ruolo arrivate negli ultimi anni in un reparto di 12 medici, per non parlare della trasformazione al 70% femminile, del reparto di Anestesia e Rianimazione, della Pediatria, della Ginecologia, della Radiologia, della stessa Medicina, piccolo esempio di vita all’ Ospedale Civile di Venezia.

Poi naturalmente ci sono le statistiche dell’Ordine Provinciale di Venezia allineate con quelle nazionali dell’ENPAM e FNOMCeO che dimostrano un 60% di iscritte di sesso femminile fino ai 35 anni di età , e fra pochi anni si arriverà ai 40 anni . 
Secondo Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale, “le donne sono 163.336, e costituiscono il 44% di tutti i medici italiani, poco meno della metà; ma se guardiamo alle fasce di età più giovani, sotto i 40 anni, sono la schiacciante maggioranza: oltre il 60%, con punte del 64% tra i 35 e i 39 anni."

L’evoluzione della professione la vivo quindi tutti i giorni, in diretta. Anche il mio medico di famiglia è una dottoressa, in pratica da sempre, e costantemente mi aiuta a conoscere le problematiche del territorio meglio di tanti articoli a tema. Le donne medico hanno una preparazione specifica di norma impressionante, del resto gli appunti delle studentesse di medicina erano fantastici per calligrafia e precisione.
Sono passati forse i tempi degli anni '80 in cui qualcuna mi diceva che dovevano essere tre volte più brave di un uomo per essere considerate al loro pari.
 
Ma in definitiva, nell’interesse dei pazienti, sono "più bravi" i medici maschi o le donne medico? Per capirlo i ricercatori Usa hanno studiato dati relativi a oltre 1,8 milioni di ricoveri e oltre 1,2 milioni di secondi ricoveri successivi al primo (riammissione in ospedale ad esempio a 30 giorni dal primo ricovero). In tutto sono stati coinvolti 58.344 medici, per il 32,1% donne. È emerso che i pazienti gestiti da internisti maschi hanno un tasso di mortalità a 30 giorni dal ricovero dell'11,49% contro l'11,07% per pazienti gestiti da donne medico. Il tasso di riammissione in ospedale è 15,57% e 15,02% se il paziente è seguito da un medico uomo o donna rispettivamente.
Lo studio suggerisce che vi siano differenze importanti nel modo di curare di medici donna e uomini, con implicazioni cliniche altrettanto importanti e differenti esiti per i pazienti. Capire più a fondo quali siano queste differenze potrebbe aiutare a migliorare la qualità delle cure per tutti i pazienti indipendentemente dal sesso del medico da cui sono seguiti. Naturalmente siamo in America…
 
Più modestamente, facendo un piccolo volo pindarico, tutte le considerazioni del mio articolo articolo del 2017 “Le donne medico e un contratto anche per loro“ sono tuttora valide. Ma stante la situazione attuale e la continua uscita dal lavoro sempre e solo attraverso i pensionamenti naturali della legge Fornero in attesa della “quota 100“ o “opzione donna” appare indispensabile ricordare che la presenza di una maggiore percentuale di dottoresse nei reparti viaggia in parallelo con la maggiore necessità di puntuali sostituzioni per gravidanza in caso di lieto evento.
Non è possibile che la notizia di una collega incinta sia vissuta in primis come un problema per la ridistribuzione e relativo aumento del turni di guardia, siamo all’abbrutimento della classe medica, ma ci hanno ridotto così. Invece è da rivendicare il diritto delle donne medico di avere turni di servizio compatibili con la famiglia e i figli, a cui non devono rinunciare, cosa che in realtà a volte accade.
Emergono a fatica storie di difficoltà/discriminazione nelle procedure di assunzione quali “congelamento” di graduatorie, in cui la prima classificata era in stato di gravidanza, consigli di rinuncia “volontaria” a un incarico; interruzione, mancato rinnovo di contratti, sia in ospedali pubblici che privati.
Nell’articolo viene riportato che “nella sola città di Milano, in quattro anni, sono stati documentati 41 casi di licenziamenti “motivati” a causa di una gravidanza e segnalati all’Osservatorio dedicato alla maternità dell’Ordine dei Medici, che mette a disposizione assistenza legale e psicologica per superare queste difficoltà. Qualche dottoressa ha denunciato queste discriminazioni e ha ottenuto ragione, dopo anni di battaglie in tribunale; altre invece si sono arrese e hanno cambiato ospedale o incarico, per non rinunciare alla maternità e alla professione”.
 
Quindi in attesa che il ricambio arrivi anche ai settori più elevati dell’organizzazione ancora a carico preponderante del sesso maschile che quindi ha anche la responsabilità di questo stato negativo di cose, celebriamo oggi le donne per quello che fanno tutti i giorni, sia in medicina che in altri ruoli, esempio concreto del multitasking ante litteram.

Dott. Giovanni Leoni, Presidente OMCeO Provincia di Venezia

Segreteria OMCeO Ve
Categoria News: 
Dalla Rete
Pagina visitata 1175 volte