Ragazzi dislessici, una vita difficile. Ecco come aiutarli

Dislessia, disortografia, disgrafia, discalculia: sono questi i Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA) che possono rendere difficile la vita di un ragazzino, "infernale" talvolta, come è stato detto. Bambini e adolescenti italiani, e sono tanti, che a scuola non rendono al meglio, costretti a sentirsi ripetere di continuo di “stare più attenti, più concentrati”, di essere “meno svogliati”. Quando è proprio la loro altissima soglia di attenzione, la loro voglia di stare al passo, a creare il problema.
Di tutto questo si è parlato sabato 8 ottobre nell'auditorium dell'Istituto Berna, in via Bissuola a Mestre, al convegno Disturbi Specifici di Apprendimento: individuazione precoce, diagnosi e terapia. Indicazioni operative per il Medico di Base, organizzato nell'ambito della prima edizione della Settimana nazionale della Dislessia dalla sezione veneziana dell'Associazione Italiana Dislessia (AID) in collaborazione con l'OMCeO lagunare, attraverso la Fondazione Ars Medica.
Una mattinata di studi rivolta in particolare ai medici di famiglia e ai pediatri – presente però anche qualche insegnante – perché sono proprio loro i primi a dover individuare un eventuale disturbo. Prendere coscienza del problema e sensibilizzare l'opinione pubblica e i formatori, l'obiettivo della Settimana Europea della Dislessia che si è celebrata proprio in questi giorni, dal 4 al 10 ottobre, in tutto il vecchio continente.

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“L'idea di questo convegno – spiega Alessandra Pelizzaro, presidente di AID Venezia – è nata qualche mese fa riflettendo con il dottor Gasparini sugli aspetti più problematici che i genitori di ragazzi con DSA si trovano ad affrontare, ragazzi per cui magari la diagnosi è arrivata tardi, alle superiori invece che nella scuola primaria. Lo scopo del convegno, quindi, rivolto a medici di famiglia, pediatri e operatori sanitari, è individuare gli indicatori di rischio ai fini di una diagnosi precoce”.
“Oggi si parla di neuro diversità, una caratteristica personale congenita – aggiunge Giovanni Leoni, presidente dell'OMCeO veneziano – che coinvolge moltissime famiglie, che si basa sul volontariato, che è uscita dalla problematica scientifica pura per diventare un problema sociale. L'Ordine non è un'istituzione polverosa, dedicata solo ai medici, è un ente dinamico. Questa è un'occasione per ribadire la necessità di fare un'informazione corretta: negli ultimi periodi, penso ad esempio ai vaccini, siamo in grandi difficoltà perché i mezzi di comunicazione attuali, social network, blog, forum, possono fare anche grandi danni. Disinformazione in libertà. Con ricadute importanti sulla vita di tutti noi. L'informazione deve essere data dalle persone giuste: deve essere chiaro che non esiste ragione o torto, c'è una realtà scientifica. Non c'è una seconda verità”.
Parte, invece, da un'esperienza tutta personale Gabriele Gasparini, vicepresidente della Fondazione Ars Medica e consigliere OMCeO. “Per me questa – racconta – è una prima volta, la prima volta in cui sono più paziente che medico: mio figlio è gravemente dislessico. Quando l'ho capito, nel 2006, è stato difficile trovare qualcuno che potesse aiutarmi. Ce l'ho fatta dopo anni: nel 2006 per la dislessia era un secolo fa. Questo bimbo non ha avuto un'infanzia bella, ha sofferto tantissimo. Alla fine ho fatto io un corso e ho visto, con altri genitori, che questi figli facevano tutti le stesse cose. Nonostante l'università, la laurea, la specializzazione, io di queste cose non avevo alcuna idea”.
Ecco allora la necessità della formazione: il dislessico o il discalculico non sono tanto diversi, da chi, ad esempio, è miope. “Questi ragazzi – aggiunge il medico – hanno una difficoltà che va riconosciuta. Vanno aiutati loro e le loro famiglie, per cui spesso questi disturbi sono una disgrazia”.

A dare un primo sostegno, a quei genitori che si sentono riferire la diagnosi di DSA per i loro figli, è proprio l'Associazione Italiana Dislessia che a livello nazionale ha all’attivo molti progetti. “Primo fra tutti la formazione specializzata con corsi di formazione nelle scuole per i docenti e per i tutor e per i genitori – dice la presidente Pelizzaro – poi Biblioteca digitale LibroAID, per dare ai genitori libri digitali per i loro figli, l’organizzazione di campus estivi per i ragazzi con diagnosi e l’erogazione di borse di studio per la ricerca”.
E poi ancora, nella sezione veneziana – attiva ormai da 15 anni grazie ai volontari e che oggi conta circa 300 soci – le attività di sportello a supporto proprio dei genitori, la formazione degli insegnanti, le serate a tema, i laboratori informatici per i ragazzi e l’importante progetto di screening La scuola fa bene a tutti, referenti le dottoresse Dorotea Tagliapietra e Loredana Baldassarra, per sensibilizzare gli insegnanti all'individuazione precoce dei DSA, già nella scuola primaria, e per migliorare le metodologie didattiche destinate a questi bambini.

Tanti e interessanti gli spunti di riflessione emersi dal convegno, a partire, ad esempio, da quelli suggeriti dal professor Enrico Profumo, neuropsichiatra infantile già all'ospedale milanese San Paolo, che ha parlato dei DSA come “disturbi tempo e attenzione disperdenti”, che distolgono, cioè, l'attenzione del ragazzo ostacolandone la comprensione, perché troppo occupato a decodificare il segno, a individuare la stringa di lettere, a scrivere bene le lettere stesse o a decodificare le cifre. Tutti meccanismi che dovrebbero essere automatici, dopo i primi anni di scuola, ma che per questi ragazzi non lo sono affatto. Loro ci devono pensare su e per farlo ci mettono molto più tempo degli altri.
Spazio poi agli esperti di casa nostra: la neuropsichiatra infantile dell'Ulss 12 Veneziana Francesca Alberti, per sottolineare l'importanza di una strategia di rete sia nella diagnosi, sia nel perocrso di accompagnamento del ragazzo; Dorotea Tagliapietra, dei Servizi Evolutivi dell'Ulss 13 Mirano, a spiegare quali siano gli indicatori di rischio nei bambini più piccoli, come individuarli ed, eventualmente, prevenirli; infine Maria Stella Spagnoletti, psicologa, e psicoterapeuta, per illustrare il ruolo del medico di famiglia, focalizzandosi soprattutto sull'importanza della diagnosi precoce.
Perché alla fine il punto è tutto qui: grazie alla sinergia di tanti professionisti, dagli insegnanti agli operatori sanitari, i Disturbi Specifici dell'Apprendimento possono essere individuati presto e possono essere attuate quelle strategie necessarie a rendere la vita dei nostri ragazzi un po' meno “infernale”.

Chiara Semenzato, collaboratrice giornalistica OMCeO Venezia

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