Disforia di genere: un tema da affrontare nell’interesse di tutti

Tra le varie segnalazioni che arrivano costantemente al presidente Giovanni Leoni, si è distinta nei mesi scorsi una richiesta di aiuto inviata da un’Associazione di Transgender per sensibilizzare in particolare i medici del territorio su questa nuova condizione umana. La lettera, che aveva come oggetto un tema decisamente originale, è stata portata all’attenzione del Consiglio dell’Ordine e, nella discussione seguente, è emersa la comune disponibilità ad affrontare anche questa esigenza reale.
È stato fondamentale il contributo di esperienza di Emanuela Blundetto – medico di famiglia, cardiologa, consigliera dell’Ordine e vicepresidente della sezione veneziana dell’Associazione Italiana Donne Medico (AIDM), guidata da Viviana Zanoboni – che solo negli ultimi tre anni ha annoverato tra i suoi pazienti due casi di cambiamento di genere con innumerevoli relativi problemi.
Da qui la proposta di un convegno dedicato alla Disforia di genere, patrocinato dall'Ulss 3 Serenissima e dall'Ulss 4 Veneto Orientale, che avrà luogo sabato 11 maggio, a partire dalle ore 8.30, nella sala Caterina Boscolo presso la sede dell’Ordine.

La disforia di genere o “Disturbo dell’Identità di Genere (DIG)”, termine introdotto già nel 1971, è il malessere percepito da un individuo che non si riconosce nel proprio sesso fenotipico e quindi nel genere assegnatogli alla nascita. Un disagio di identificazione nel sesso opposto che può essere avvertito anche precocemente e che può determinare tanti problemi familiari, sociali, psicologici, medici. Un tema estremamente poco noto al grande pubblico e con ampi margini di miglioramento culturale anche in ambito medico.

«Ma il problema c’è – sottolinea la dottoressa Blundetto – e andava affrontato, come tanti altri problemi. Due miei pazienti, a breve distanza di tempo, si sono presentati nel mio ambulatorio con l’istanza del cambiamento di genere, una ragazza di 25 anni e un uomo maturo, di oltre 45 anni. Era necessario un approfondimento di tutta la situazione e quindi mi sono consultata con un endocrinologo esperto del settore, il dottor Andrea Delbarba, che segue in particolare anche questi due pazienti e che sarà relatore al convegno dell’Ordine».
Come racconta, uno dei primi problemi che ha dovuto affrontare è stata la richiesta di prescrizioni per farmaci non registrati allo scopo del cambiamento di genere. «Farmaci di accompagnamento – aggiunge – per gestire le eventuali complicanze e gli effetti collaterali durante il loro percorso: possono subentrare, infatti, ipertensione, diabete, aumento delle trombosi venose profonde...».
Al medico si chiede, per esempio, di dare estrogeni a una persona che anagraficamente è un uomo e testosterone a un individuo anagraficamente donna. Una situazione off-label in cui il professionista prescrive un farmaco per un’indicazione diversa da quella per cui è stato registrato, quindi extra normativa e a «esclusivo rischio del sanitario coinvolto – sottolinea la dottoressa – e io dovevo chiarire tutti i passaggi prima di assumermi questa responsabilità».

Esiste la necessità di approfondire i percorsi lunghi e problematici che queste persone devono affrontare per ritrovare la propria pace e il proprio equilibrio: una prima fase di approccio psicologico, con la presa di coscienza della propria situazione, l’outing ai familiari, che, pur magari riuscendo oggi ad accettare l’omosessualità, fanno molta fatica, invece, ad accettare il cambio di sesso, infine la fase endocrinologica, gestita dallo specialista, e quella della trasformazione chirurgica vera e propria.
«Ho visto quella ragazza – prosegue il medico di famiglia riferendosi a lei, senza neanche accorgersene, parlando al maschile – cambiare sotto i miei occhi, giorno dopo giorno: ora ha la barba, è senza capelli, ha un corpo diverso, è davvero un uomo. Sono condizioni che io stessa fatico a capire, riesco a immedesimarmi nelle reazioni dei loro familiari. Ma sanno che io non li giudico: sono miei pazienti che vengono a chiedermi aiuto e che hanno bisogno di me».
La disforia di genere è un processo che comincia quasi sempre nell’infanzia, in fase pre adolescenziale, «solo che alcuni – continua – non riescono ad esprimere il loro disagio psichico e continuano a vivere una vita infelice in un corpo che non appartiene loro».

Al convegno, organizzato dall’Ordine e dalla sezione veneziana delle Donne Medico, si cercherà di dare una prima visione del tema e, a tal fine, sono invitati gli specialisti coinvolti a vario titolo nel processo.
Il profilo clinico di approccio al paziente sarà affrontato dall’endocrinologo e dal medico di famiglia, sarà poi una psichiatra, Silvia Friederici, ad analizzare la profondità della motivazione interna al cambio di genere. Spazio anche a due urologi, Michele Amenta, direttore UOC di Urologia dell’Ospedale di Portogruaro dell’Ulss 4 Veneto Orientale e Carlo Pianon, già direttore della UOC di Urologia dell’Ospedale di Mestre, per illustrare la particolare tecnica chirurgica per il cambio di sesso e le possibili complicanze.
Gli aspetti medico legali saranno illustrati dalla specialista Cristina Mazzarolo, consigliera dell’Ordine e componente della Commissione Pari Opportunità, mentre il profilo etico sarà analizzato dall’intervento della bioeticista Giovanna Zanini, presidente del Comitato Etico per la Pratica Clinica dell’Ulss 3 Serenissima.

«I protagonisti di questo convegno – spiega Emanuela Blundetto – sono proprio i medici di famiglia e gli specialisti coinvolti nel percorso. Gli obiettivi sono tre: portare all’attenzione generale questo tema, migliorare la conoscenza individuale e condividere esperienze sull’argomento. Questa è una condizione che noi medici ci ritroveremo ad affrontare comunque, perché si rivolge a un aspetto della nostra società che sta cambiando, e l’istituto della formazione permanente, che contraddistingue la nostra professione, deve essere sempre adeguato per il miglioramento costante della cura e supporto, sotto ogni aspetto, dei nostri pazienti».

Emanuela Blundetto, medico di famiglia, cardiologa, consigliera dell’Ordine e vicepresidente della sezione veneziana dell’Associazione Italiana Donne Medico (AIDM)
Chiara Semenzato, giornalista OMCeO Provincia di Venezia

In allegato il programma del convegno
I posti disponibili sono 70, saranno assegnati 4 crediti ECM. Per iscriverti clicca qui.

 

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Segreteria OMCeO Ve
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