INTERVISTA DELL’OMCeO DI VENEZIA AL DR. GIUSEPPE DAL BEN DIRETTORE GENERALE ASL 12 E ASL 14

D. Secondo il Suo parere quale è oggi il moderno ruolo di un Ordine Professionale?
R
. Penso che il tema posto richiami la questione del rilievo della presenza dell'Ordine all'interno del SSN e, quindi, rispetto anche alla gestione della salute dei cittadini nella dimensione locale di un'azienda sanitaria. Sono molto convinto che oggi tutte le organizzazioni sanitarie, e vorrei dire soprattutto quelle professionali, devono misurarsi con l'esigenza di dare un contributo per sostenere i processi di cambiamento del sistema sanitario. Cambiamenti che sono possibili soltanto se tutto il "capitale umano" accetta una nuova cultura professionale che offre priorità', protagonisti, strumenti, regole, compatibilità, ecc. molto diverse rispetto al passato. L'Ordine, in questa visione, può giocare un ruolo di grande significato. 

D. In quali campi e con quali obiettivi Lei ritiene si potrebbero sviluppare sinergie tra l’OMCeO di Venezia e le Aziende Ulss della nostra Provincia?
R.
Se accettiamo la visione che ho appena richiamato, possiamo pensare ad una "partnership" di lavoro tra aziende sanitarie della provincia veneziana e l'Ordine che abbia come prospettiva una sanità evoluta ed etica nel nostro territorio, con al centro il valore della nuova "cittadinanza sanitaria" dei nostri utenti. Questa affermazione sembra rituale, ma se decidiamo, come dobbiamo, di renderla effettiva, essa determina un forte cambiamento, in quanto prospetta un'alternativa di obiettivi rispetto all'autoreferenzialità' che segna spesso le nostre organizzazioni. Da un punto di vista professionale, credo che ciò significhi, ad esempio, ripensare tanti percorsi formativi che attualmente ci vedono impegnati su impostazioni, metodiche, argomenti che non si traducono in risultati effettivi per i cittadini, in quanto non immediati, misurabili ed apprezzabili dagli stessi. Davvero mi piacerebbe che lavorassimo con l'idea che siamo partner della stessa scommessa, affrontando a breve proprio l'elaborazione di un piano strategico provinciale, per una cooperazione, ad esempio, sulla formazione, ma anche su tutto ciò che ci possa ricondurre ad un nuovo patto di "cittadinanza sanitaria" con gli utenti. 

D. In particolare tra l’Azienda Ulss 12, la 14 e l’OMCeO di Venezia quali potrebbero essere le specifiche priorità progettuali ? 
R.
Vorrei restare su questo tema, che sento come strategico per il futuro, perché da un senso a tante scelte che facciamo e che faremo. Ma mi piace anche essere concreto; per questo vorrei proporre all'Ordine un'intesa per avvalersi del nostro nuovo "campus" formativo di S.Maria del Pianto di Venezia, che offre un ambiente ideale, per atmosfera operativa, strutture ed impianti didattici, disponibilità logistica, per un' attività formativa. Ancor più valida sarebbe ipotizzare nei programmi formativi una cooperazione tra i due nostri enti, attraverso la Scuola di Sanità Veneta che é gestita dall'Ulss. 

D. Quale e' la priorità strategica del Suo mandato?
R.
Dare ai cittadini una sanità di qualità, perché umana, perché elevata nei contenuti clinici, tecnici ed assistenziali, perché' tempestiva. Vorrei ricordare che la storia della sanità', e di quella pubblica in particolare, del continente europeo ha tante radici veneziane, con le straordinarie intuizioni della Serenissima. Vorrei, in qualche modo, garantire a tutti i cittadini del territorio della nostra Ulss una parità' e adeguatezza di servizi, sino al livello compatibile con le peculiarità della situazione geomorfologica del territorio; ciò ricordandoci proprio di quello che le istituzioni e le persone hanno qui pensato e realizzato nel tempo. Penso che non sia giustificato sottrarre servizi alla popolazione, se il bisogno corrispondente é un fatto oggettivo. 

D. Quale dovrebbe essere, secondo Lei, la giusta ripartizione delle risorse economiche tra Ospedale e Territorio?
R.
L'ospedale deve pesare meno nel bilancio Ulss, perché sempre di più bisogna diffondere la sanità con i servizi territoriali sia quelli tradizionali, sia quelli più nuovi connessi a ruoli diversi, ad esempio, del medico di famiglia, ma anche nell'uso di soluzioni di telemedicina che ben si prestano ad essere applicate in una realtà fisico-morfologica come quella veneziana. Questo intento del contenimento dei costi ospedalieri deve, però, confrontarsi con la rigidità economica dei project financing degli ospedali di Mestre e Venezia che, per vincolo contrattuale, legano l'Ulss per un tempo lungo a dei costi gestionali determinati dal pagamento dell'investimento, oltre che dal funzionamento delle attività' date in concessione. Questo vincolo condiziona l'Ulss veneziana più di altre aziende sanitarie; naturalmente, in cambio ci sono nuove strutture ospedaliere. 

D. La medicina difensiva sta erodendo risorse al servizio sanitario nazionale. D’altronde i medici, specie quelli alla dipendenza, si sentono abbandonati da Ulss che neanche garantiscono una copertura assicurative o che minacciano di rivalersi sul medico. Come, secondo Lei, è possibile uscire da questo “impasse”?
R.
Rispetto ad alcune tendenze generali, si può fare poco in ambito locale. Tuttavia, la nostra Ulss sta lavorando per un rapporto medico di famiglia/medico specialista che sia più collaborativo ed informato, in modo che la filiera prescrizione-esecuzione sia coerente nelle sue fasi. Ciò significa presentare sul "tavolo" della medicina difensiva le garanzie dell'appropriatezza, attraverso le soluzioni del teleconsulto, dei protocolli diagnostico-terapeutici, delle metodologie del cosidetto cup clinico, ecc. Penso che la migliore risposta, comunque, da dare alle criticità da cui nasce la medicina difensiva sia ciò che ho detto prima, sulla fiducia che dobbiamo trasmettete agli assistiti operando per una loro piena cittadinanza di diritti sanitari.

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