ECM: quali criticità ?

L’Italia che vorrei
Il grande progetto per garantire il necessario aggiornamento continuo dell’esercente la professione sanitaria è arrivato in porto. 
Dopo alcuni anni di sperimentazione si è giunti alla conclusione che il metodo più sicuro per assicurare la doverosa preparazione del medico o odontoiatra sia il conseguimento del così detto credito formativo nel numero di 50 per anno a fronte di un impegno stimato di studio di circa 60 ore.
Una semplice formuletta matematica in ossequio all’obbligo deontologico del medico di mantenere la sua preparazione adeguata agli sviluppi tecnico-scientifici e per garantire il diritto costituzionale alla salute della collettività.
Non resta che ringraziare i legislatori che hanno saputo dipanare una così intricata matassa avendo come riferimento il bene comune.
Certamente se ci riferiamo al bene della collettività poco conta il prezioso tempo sottratto al lavoro o, ancor di più, alle nostre famiglie. Poco importa se in momenti di crisi siamo costretti a utilizzare preziose risorse finanziarie per il conseguimento di questo sicuro aggiornamento.
Viene però da chiedersi se l’applicazione di questa semplice equazione (50 crediti anno = corretto aggiornamento) porti veramente al risultato progettato. Ma ancor prima c’è da interrogarsi sull’opportunità di affrontare in questi termini l’argomento. In altre parole esiste un metodo oggettivo per valutare l’adeguato grado di aggiornamento scientifico di un medico o odontoiatra che non sia il rispondere adeguatamente a risibili questionari al termine di un corso ECM ?
O, ribaltando la questione, se si risponde senza errori ai suddetti questionari, possiamo veramente considerarci dei professionisti adeguatamente aggiornati ?
In piena coscienza credo che nessuna persona, onesta intellettualmente, possa rispondere in modo affermativo a questa domanda. Anzi, il rischio reale è che per adempiere a questi nuovi obblighi di legge, si vadano a cercare sul mercato quei corsi che ci garantiscano il più alto punteggio ECM, magari al minor costo possibile, a discapito proprio di un mirato aggiornamento personale.
Insomma la quasi totalità dei medici e odontoiatri che hanno sempre sentito come un imperativo morale quello di approfondire e migliorare le proprie conoscenze e che fino a ieri, in libertà e coscienza, si sono impegnati per il conseguimento di questo obiettivo, e con successo se consideriamo il livello medio della sanità in Italia, si trova oggi spiazzata e magari costretta a modificare un comportamento virtuoso.
Si è vero, obietterà qualcuno, ma ci sono anche dei sanitari che non sono sorretti da questi principi e che hanno sempre considerato l’aggiornamento un onere troppo gravoso. Potrà pure esistere anche questa sparuta minoranza, che però adesso mi immagino sonnecchiante nelle ultime file di un buia sala conferenze e che si sveglia alla fine per rispondere, copiando, alle domande del questionario di valutazione al fine di conseguire i crediti richiesti. Anche a loro sarà dato modo di dimostrare con i punti raccattati di essere dei professionisti aggiornati.
Come dire: oltre il danno la beffa !
La verità è che un adeguato aggiornamento è un obbligo morale di ogni professionista in campo sanitario che non può però essere monitorato e seriamente valutato da alcun regolamento per quanto macchinoso. Il grado di aggiornamento di un medico o odontoiatra viene valutato quotidianamente dal suo operato. Con questa consapevolezza, può essere solo il professionista stesso, in libertà e coscienza, ad operare le scelte più congrue per mantenersi adeguatamente preparato.
Purtroppo nell’epoca post-illuminista tutto deve essere valutato, misurato, soppesato. Questo ci fa credere di poter controllare qualsiasi evento e, in ultima analisi, ci tranquillizza.
Ma è solo un’illusione. Nel caso specifico si tratta in realtà solo di un inutile e gravoso fardello che ulteriormente viene a gravare sulle spalle dei professionisti e che sicuramente non li rende migliori ne tantomeno infallibili . Se cosi fosse basterebbe un congruo curriculum ECM da esibire al giudice, in caso di contenzioso, per dimostrare, oltre ogni ragionevole dubbio, che se danno c’è stato sia solo da imputare alla fatalità ( di per se non sanzionabile).
Allora ci poniamo la stessa domanda della Medea di Seneca:
“Cui prodest?”- “A chi giova?”. Sospettando che non possa essere se non a chi da tale fatto ne trae un qualche giovamento.
Seguendo tale ragionamento, salta subito agli occhi come questo elefantiaco carrozzone raccolga ingentissime risorse economiche da distribuire alle commissioni e sottocommissioni composte da numerosi “esperti” tra cui, purtroppo, anche molti nostri colleghi, che trovano così una loro collocazione.
E’ un copione che si ripete in questa italietta che cerca, nella presunta difesa di alti principi, di attuare progetti che di alto hanno solo i costi, non solo materiali ma anche morali, che implacabilmente ricadono su chi è fatto oggetto di tali progetti.
Un piccolo esercito di furbetti che trova nelle pieghe di regolamenti scritti ad arte la possibilità di coltivare il proprio piccolo orticello, ottusamente cieco sulle ricadute negative per la collettività.
Nella bella canzone di Lucio Dalla – L’anno che verrà – l’autore immagina un futuro migliore dove ,tra l’altro, a un certo punto spariranno “ i troppo furbi e i cretini di ogni età”.
Che splendido accostamento tra furbi e cretini ,entrambi incapaci di comprendere a fondo la realtà e l’effetto delle loro azioni su di essa!
Ecco l’Italia che vorrei : un Paese finalmente liberato da queste piccole e pericolose figure. 

Pietro Valenti 
Componente Commissione Albo Odontoiatri Venezia



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