DA DoctorNews 4 giugno 2007 - Anno 5, Numero 98 Lo stress del medico di famiglia Diminuisce se insegna e ha segretaria Medici di famiglia sempre più stressati e vittime di disagi psico-fisici legati alle difficoltà professionali: dallo 'svuotamento' delle risorse emotive e personali, con la sensazione di non aver più niente da offrire a livello psicologico, alla 'depersonalizzazione', ovvero lo sviluppo di atteggiamenti negativi di distacco, cinismo e ostilità. Fino a problemi legati alla sensazione di scarsa realizzazione personale. Disturbi che, però, colpiscono meno i camici bianchi che insegnano, che fanno i tutor e che hanno una segretaria o che comunque non lavorano da soli. Ad analizzare i 'disturbi professionali' dei medici di famiglia uno studio realizzato all'università di Modena sui camici bianchi e della cittadina, condotto da Maria Stella Padula, presidente della Simg Modena e professore a contratto di Medicina generale nell'ateneo modenese. Uno studio che sarà ulteriormente approfondito nei prossimi mesi per valutare anche l'impatto della personalità del medico sull'efficacia delle cure offerte ai pazienti. "In pratica - spiega Padula - cercheremo di capire se a pazienti curati meglio corrispondono medici meno stressati. Lo faremo incrociando interviste di camici bianchi e pazienti, per studiare l'eventuale relazione tra le personalità dei pazienti e quelle dei medici". Obiettivo della ricerca già realizzata, invece, è quello di valutare nei camici bianchi l'impatto del 'burn-out', una sindrome tipica nei medici e, in generale, nelle persone che si prendono cura degli altri, caratterizzata da esaurimento emozionale, depersonalizzazione, riduzione delle capacità personali. I dati hanno confermato la gravità del problema, con livelli di prevalenza dei diversi disturbi paragonabili a quelli segnalati nei medici di medicina generale europei e italiani. In sintesi: la maggior parte dei professionisti modenesi è risultata emotivamente esaurita, circa la metà presenta livelli medio-alti di depersonalizzazione, ma più del 50 per cento conserva un buon grado di realizzazione personale. In particolare, in base a questionari ad hoc a cui ha risposto il 10,5 per cento dei medici modenesi, il 37,5 per cento degli intervistati presenta livelli alti di esaurimento emotivo, il 33,9 per cento livelli moderati, il 28,6 per cento bassi. Il 26,8 per cento presenta livelli alti di depersonalizzazione, il 28,6 per cento moderati, il 44,6 per cento bassi. Scarsa realizzazione personale, invece, viene denunciata dal 8,9 per cento dei professionisti intervistati mentre nel 35,7 per cento è a livelli moderati e nel 55,4 per cento bassi. Meno stressati, in generale, i professionisti che insegnano o fanno da tutor, una possibilità reale a Modena dove, nella Facoltà di medicina è attivo l'insegnamento di Medicina generale con il coinvolgimento dei medici del territorio. Ma anche quelli che possono avvalersi di collaborazione: di una segretaria, di un'infermiera, oppure di un gruppo di medici in associazione. Sta meglio anche chi lavora in città. "Chi fa il tutor , segue uno studente oppure condivide il suo lavoro con altri - spiega Padula - si sente meno in posizione di 'secondo piano' rispetto al medico dell'ospedale che ha possibilità di carriera. E' anche stimolato ad aggiornarsi e non vive in condizione di isolamento. Credo che, nonostante i numeri consistenti sul malessere, ci siano dei dati positivi da cogliere. La professione del medico di famiglia sta cambiando, in particolare in aree come la nostra dove c'è una organizzazione avanzata per le cure primarie, con le cooperative, i dipartimenti, l'insegnamento. Iniziative che si stanno diffondendo sul territorio nazionale e che 'proteggono' i medici dallo stress professionale". ?>