Pensioni, mutui, assistenza: alla scoperta del mondo ENPAM

Mutui agevolati per casa e studio ai giovani che si affacciano alla professione, assegni e programmi di assistenza in caso di invalidità, ma anche tutti i meccanismi che regolano i contributi e il conteggio della futura pensione. È stato un viaggio a 360 gradi nel mondo dell’ENPAM, l’ente previdenziale dei camici bianchi, quello illustrato ieri sera, giovedì 18 ottobre 2018, dal vicepresidente Giampiero Malagnino, sbarcato a Venezia su invito della Commissione Albo Odontoiatri (CAO) lagunare.
Ad accoglierlo, in una sala Caterina Boscolo affollata, il presidente Giuliano Nicolin e Filippo Stefani, consigliere dell’Ordine e presidente di ANDI Venezia. «L’idea della serata – ha spiegato Nicolin nei suoi saluti iniziali – è venuta perché tanti colleghi ci chiedevano chiarimenti su alcuni servizi, in parte nuovi per ENPAM, in parte già consolidati. Andiamo stasera alla scoperta di nuove possibilità che ci vengono offerte».
«Questa sera – ha aggiunto Stefani – siamo molto curiosi di sentire i progetti che ENPAM ha per i giovani perché come ANDI abbiamo nel cassetto per questo triennio proprio le misure di sostegno a chi inizia la professione per un ricambio generazionale che non spinga i ragazzi a deviare in posti meno felici come le cliniche low cost».

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Abbracciando subito l’attualità, all’inizio della sua relazione Malagnino ha chiarito le difficoltà dell’ENPAM a rispondere in maniera positiva all’appello del Governo, in una manovra fatta a debito, a investire “sul Paese”, cioè sui BTP, piccole e medie imprese e sulle aziende italiane. «Faccio un esempio – ha detto – se investiamo in BTP e poi le agenzie abbassano il rating, il titolo dell’Italia diventa spazzatura. Non possiamo investire così perché le stesse regole italiane ce lo impediscono».
Tra i 700 e i 750 i milioni di euro da piazzare tra qui e fine anno. «Quando parlano – ha aggiunto – di un patrimonio dell’ENPAM di circa 20 miliardi, parlano dei nostri risparmi che abbiamo messo da parte per avere la pensione domani. Non facciamo investimenti perché siamo speculatori, li facciamo per garantire a chi andrà in pensione che poi i suoi soldi li avrà. Si fanno investimenti mirati tenendo ben presente il debito che avremo in futuro, anno per anno».
Le stime dicono infatti che tra il 2027 e il 2032-2033 non ci saranno abbastanza contributi per pagare le pensioni e si dovranno utilizzare i fondi accantonati, il patrimonio. Della quota di mille euro che l’iscritto versa all’ente, oggi circa 600/650 euro vengono spesi per pagare le pensioni, gli altri vengono accantonati nel patrimonio.
Garantire, allora, al pensionato una vita dignitosa, per mantenere cioè lo stile di vita che aveva quando lavorava, e non strozzare chi in futuro farà i versamenti per pagare le pensioni sono gli obiettivi su cui si è mossa la riforma attuata dall’ENPAM.
Il vicepresidente Malagnino l’ha spiegata nel dettaglio illustrando le ragioni che l’hanno resa necessaria, le differenze con l’INPS – «l’ENPAM si prende il rischio dei mercati che l’INPS lascia invece agli iscritti» ha detto – i limiti agli investimenti posti dalla Legge Fornero che impedisce di usare il patrimonio e su cui ENPAM ha dato battaglia, la ripartizione tra quota A, quota B, fondo per i medici di medicina generale, fondo per gli specialisti ambulatoriali e fondo per gli specialisti esterni. «Nel 2018 – ha aggiunto analizzando le singole quote, le varie misure applicate e il bilancio tecnico e reale tra contributi incassati e prestazioni – si va in pensione a 68 anni, l’aliquota contributiva è diversa a seconda delle categorie. Dobbiamo fare in modo che il patto generazionale funzioni bene: cerchiamo di fare in modo che ai giovani convenga stare in ENPAM».
Snocciolando numeri, analisi, simulazioni Malagnino non nasconde la realtà. «Nei prossimi anni – ha sottolineato – ci sarà più gente che andrà in pensione, già ora ce n’è che va in pensione anticipata più di quanta ce ne aspettassimo». La quota 100, però, paventata dal Governo – 62 anni d’età e 38 di contributi – non spaventa l’ENPAM. «Non sappiamo ancora – ha spiegato Malagnino a margine dell’incontro – se la quota 100 varrà anche per le casse privatizzate o no. Non dovrebbe impattare perché sarebbe una forma di interferenza forte sulla nostra autonomia. In ogni caso non inciderà per come oggi è strutturato l’ente: inciderà, invece, molto sugli ospedalieri che potranno utilizzarla, andando in pensione a 62 anni. Essendo ancora molto attivi, potrebbe aumentare l’attività nel privato. La cosa non ci piace: per noi il Servizio Sanitario Nazionale deve non solo sopravvivere, ma vivere bene ed essere incentivato. Se noi lo svuotiamo, favoriamo solo il privato».

Seconda parte della serata dedicata, invece, alle misure di assistenza. A partire da due principi: «Noi – ha detto Malagnino – ci consideriamo una categoria ricca, ma siamo anche una categoria solidale». E racconta le reazioni dei colleghi dell’Aquila o di Modena, colpiti da calamità naturali, a contributi incassati. «Chi riceve questi soldi – ha spiegato – sente davvero la solidarietà dei colleghi. Persone contente di avere al fianco un’intera categoria che pensa a loro».
Tutele previste dallo statuto e servizi integrativi tra le misure illustrate: prestazioni assistenziali straordinarie (per interventi chirurgici anche all’estero, per cure non sostenute dal Servizio Sanitario Nazionale, per non autosufficienti, per spese funerarie), per l’ospitalità in case di riposo, per calamità naturali, per invalidità temporanea, borse di studio agli orfani, contributi per l’assistenza domiciliare, sussidi a sostegno della genitorialità.
«Oggi – ha proseguito il vicepresidente dell’ENPAM – si entra tardi nella professione, passati i 27-28 anni. Vogliamo aiutare i giovani colleghi a vivere meglio. Noi investiamo nei nostri iscritti ad esempio con i mutui, 60 milioni di euro l’anno a disposizione, per le case e gli studi con priorità a chi ha meno di 40 anni e ai colleghi che si associano quando presentano le domande. L’ente concede mutui più lunghi, della durata di 30 anni, senza chiedere troppe garanzie. Purtroppo non possiamo ancora fare finanziamenti per l’acquisto delle strumentazioni, le regole ce lo impediscono».
Altro investimento sul futuro concedendo, ad esempio, la possibilità agli studenti del quinto e sesto anno del corso di laurea in Medicina e in Odontoiatria di iscriversi, in modo facoltativo, all’ENPAM. Un’opportunità già colta da oltre 2.500 ragazzi che oggi ricevono le tutele previste dalla Fondazione per i propri aderenti e che utilizzano per il versamento dei contributi il meccanismo dei prestiti d’onore, da rimborsare una volta entrati nel mondo del lavoro.
«Investiamo anche in sanità – ha spiegato Malagnino – attraverso ospedali e case di riposo. Noi compriamo le mura, poi i gestori ci pagano l’affitto. Il tutto alla condizione che al personale sanitario siano applicati i contratti nazionali di categoria e non le assurde formule di compenso che circolano negli ultimi anni».
Altri 150 milioni di euro, infine, sono a disposizione di un fondo che cerca brevetti italiani, il 7% quelli fatti nel nostro Paese ma che non vengono usati nella penisola, da vendere poi proprio in Italia. «Non tanto per il rendimento che arriva – ha aggiunto – quanto per aiutare i ricercatori e fare ricerca qui».
Garanzie per i pensionati, insomma, sostegno a chi è ancora in attività e occhio al futuro: lavora all’insegna della circolarità, l’ENPAM, e promette di non fermarsi qui.

Chiara Semenzato, giornalista OMCeO Provincia di Venezia

Segreteria OMCeO Ve
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