Test d'ingresso a medicina: Leoni a Radio Company

Sono 63mila in tutta Italia i ragazzi che in questi giorni si contendono i 9.779 posti a disposizione per entrare nelle facoltà di Medicina. Quelle del medico e dell'odontoiatra sembrano, dunque, restare professioni molto ambite. Tante aspirazioni e pochi posti, nonostante l'ormai cronica carenza di personale sia negli ambulatori di famiglia, sia nelle corsie d'ospedale. Anche su questo riflette Giovanni Leoni, nella sua veste di vicepresidente della FNOMCeO, intervistato ieri da Radio Company.

Nel comunicato stampa diffuso dalla FNOMceO, che trovate a questo link: https://portale.fnomceo.it/test-di-ingresso-a-medicina-intervista-del-vicepresidente-leoni-a-radio-company/, l'audio integrale dell'intervista.

Test di ingresso a Medicina: intervista del Vicepresidente Leoni a Radio Company​

“È confortante che tra i giovani ci sia ancora questo interesse per la medicina, la chirurgia e l’odontoiatria, un interesse scientifico ma anche un interesse per l’uomo, per aiutare il prossimo. Queste sono le motivazioni alla base di un percorso molto duro, il corso più lungo in assoluto per quanto riguarda l’università.”
Così ha esordito il Vicepresidente di FNOMCeO Giovanni Leoni intervistato questa mattina da Vittorio Ferro, per Radio Company, in merito all’esame di ammissione per il numero chiuso che si svolgeva proprio in quelle ore in tutte le facoltà di Medicina.

“Il test d’ammissione è sicuramente perfettibile, il numero è limitato ma parametrato a quelle che possono essere le capacità formative. Si parla di portarlo a 15.000 ma bisogna verificare la risposta della docenza. Sicuramente la problematica più grossa allo stato attuale è che ci sono 10.000 laureati in Italia che non hanno potuto completare il corso di studi con la specializzazione,  e questo li pone in una specie di limbo, l’imbuto formativo” ha detto Leoni nel corso dell’intervista.

E dunque cosa fare? “Innanzitutto bisogna aumentare il numero di posti nelle scuole di specialità, almeno di 3.500 in maniera tale che tutti quelli che si laureano possano completare il ciclo di studi. Bisogna aumentare – raddoppiare, ma anche triplicare – il numero dei medici del territorio, altrimenti ci sarà un’involuzione nell’assistenza, e quindi i cittadini non avranno più l’assistenza sanitaria come la conosciamo oggi, ma mancherà anche molta dell’assistenza capillare che può dare il medico del territorio. Si è risparmiato, per quanto riguarda la programmazione sanitaria, sul personale. La cosa era ben nota nelle stanze in cui dovevano pensare al turnover generazionale. La formazione già da parecchi anni indicava che esisteva una curva che non era soddisfacente per quanto riguarda il rinnovo della generazione dei professionisti medici e odontoiatri. La politica è stata cieca da questo punto di vista, o non ha voluto vedere. Non conosco le motivazioni, potrebbero essere di tipo economico, sta di fatto che il rinnovo a livello di ospedali o di medicina generale negli uffici preposti è un elemento che doveva essere considerato.”

Segreteria OMCeO Ve
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